Qual è il rapporto tra Giustizia e Mass Media? Quali sono gli effetti del diritto di cronaca sulla giustizia penale, soprattutto nella fase investigativa e processuale? Cosa porta un processo ordinario a diventare un processo mediatico e passare da un’aula di giustizia a uno studio televisivo? E con quali conseguenze? Di questo e molto altro ha parlato ieri il Professor Glauco Giostra, ospite della riunione Interclub organizzata dal Club Rotary Ancona Conero. Con un intervento dal titolo “Giustizia nello specchio deformante dei media”, Giostra, originario di Fermo e professore ordinario di procedura penale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma, ha illustrato il complesso tema del rapporto fra giustizia – in particolare giustizia penale- e mezzi di informazione.
“La collettività deve conoscere come è amministrata la giustizia e in che modo agisce l’effetto deformante dell’informazione – ha sottolineato Giostra, dal 2010 anche membro del Consiglio Superiore della Magistratura- è bene precisare che l’indiscrezione giudiziaria a favore dei giornalisti non è mai disinteressata ma serve quasi sempre per orientare l’opinione pubblica. Un’altra concausa di questa distorsione dell’informazione riguarda proprio il ruolo del giornalista giudiziario che spesso non è in grado di sottoporre a un esame critico le notizie ottenute grazie a una soffiata”. E ancora: “Il giornalista di cronaca giudiziaria si comporta spesso come un traduttore automatico del computer, traduce parola per parola delle informazioni passate “sottobanco” ma non è in grado di coglierne il senso esatto. Si passano così tantissime informazioni e pochissima conoscenza”.
In questo sistema falsato insomma non sembra esserci una via d’uscita. “Stampa, giornalisti e media tendono a seguire quello che chiedono i cittadini, spesso in maniera sensazionalistica – ha proseguito Giostra, seguito attentamente in videoconferenza da circa 50 soci rotariani- un giornalismo che non tiene le redini della notizia tenderà ad assecondare queste richieste.
Per non parlare poi di quello che accade sulla celebrazione dei processi: un conto è narrare, seppur in maniera approssimativa, e un conto è tentare una mimesi del processo in maniera spesso grottesca”. Giostra ha parlato anche del fenomeno dei “reati stagionali” e della cosiddetta “agenda setting” che orienta le notizie in base ai gusti del pubblico o alle mode del momento.
E mentre in paesi come la Germania la cronaca nera occupa solo il 19% dello spazio mediatico, in Italia si arriva a oltre il 60%, con un’attenzione quasi morbosa verso i processi, le vittime e i presunti colpevoli.
In Italia questo fenomeno è accentuato anche dalla discrasia tra i tempi televisivi e quelli processuali. In pratica il problema della lunghezza dei processi ordinari, che hanno un’impostazione accusatoria e possono durare molti anni, non si concilia con i processi mediatici, di natura inquisitoria, che possono durare al massimo pochi mesi. Domanda il Presidente del Club Avv. Paolo Pauri: “Come ovviare quindi?” “Non ci sono terapie – ha tagliato corto nel rispondere il Professore- impossibile secretare tutto perchè andremmo incontro a un mercato nero della notizia, come già accaduto in passato”. Non resta che fare affidamento sul buon senso e l’onestà intellettuale da parte degli operatori dell’informazione.